Pensieri e parole su HCI, home computing, tecnologie desktop e sul Progetto Lobotomy

martedì 3 aprile 2007

Il Desktop Semantico

Diverso tempo addietro lessi, tra i moltissimi altri articoli riguardanti KDE e la sempre piu' imminente release 4, qualcosa in merito all'integrazione di NEPOMUK nel noto desktop environment. Tralasciando i negativi commenti sull'ingiustificato hype creato intorno alla prossima versione del suddetto KDE (le aspettative sono oramai altissime, le promesse tante e difficilmente soddisfacibili, temo che per molti la delusione sara' grande...), assai incuriosito sono rimasto dall'altro esotico (ed esoterico) nome che lo ha accompagnato: dopo breve ricerca, si scopre che NEPOMUK e' un baldanzoso progetto relativo al "desktop semantico", la cui pagina di riferimento pullula di belle frasi dallo scarso significato e taluni documenti il cui grado di fuffosita' si mantiene alto dalla prima all'ultima pagina. Di software non se ne vede manco di lontano.
In particolare, leggendo il paper che descrive la relazione tra i due progetti si capisce (o quantomeno si intuisce) quello che dovrebbe essere il significato dell'altezzosa polirematica "desktop semantico": un normalissimo desktop environment che permette all'utente di assegnare tags (e tengo a precisare: tags, non metadati nel senso "lobotomystico" del termine) ai files.
Personalmente trovo i tags, ovvero quelli che per definizione sono ne' piu' ne' meno che parole assegnate a qualcosa, sostanzialmente inutili, in quanto impossibili da catalogare e relazionare tra loro: un singolo lemma porta con se' ben poca informazione, senza considerare che, ad esempio, "Lobotomy Project" e "lobotomy" sono due entita' distinte e separate sebbene indichino la stessa cosa. Proprio per questo Hyppocampus contiene metadati, ovvero coppie chiave-valore ben definite e mappate secondo uno schema unico ed univoco per tutti.
Tornando al NEPOMUK: il sopra linkato paper non solo dice veramente poco in merito al progetto in se' (per i primi tre quarti riassume i componenti "legacy" di KDE), ma quel poco e' pure mescolato ad una serie di termini e sigle il cui significato rimane oscuro (o comunque assai poco chiaro) pure dopo visione delle pagine e pagine web che si aprono dopo una breve ricerca, tra cui spicca l'acronimo RDF.
Che e' RDF? In una parola: XML. In due parole: zozzerie XML. A quanto leggo nella relativa pagina su Wikipedia (l'unica che contiene effettivamente qualche indizio accessibile all'intuizione umana, al contrario della serie di pagine dedicate allo stesso argomento sul sito di W3C) altro non e' che una formalizzazione dei metadati in un formato XML, che consta in un tag all'inizio, uno alla fine, e ben poco altro. Chi mi conosce lo sa: solitamente poco apprezzo queste pseudo-tecnologie le cui specifiche consistono in "Wow, e' una figata pazzesca!" e nulla piu', spesso poco utilizzate per il semplice fatto che non sono comprensibili.
Insomma, per farla breve: a quanto mi e' dato di capire, i sostenitori del cosiddetto desktop semantico, modernissimo paradigma di interazione, fanno dell'imprecisione e dell'imperfezione dell'utente (ovvero: colui che definisce i tags per i singoli oggetti) il proprio vessillo, dimentichi del fatto che se siamo qui a discutere del desktop di domani e' proprio perche' quello di ieri era succube dell'utente stesso, incentrato sull'organizzazione gerarchica a directory (sempre definita appunto dall'utente), e non riesce piu' a rispondere alle esigenze di ordinamento e ricerca dettate dalla mole sempre piu' imperiosa di dati da trattare.

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