Pensieri e parole su HCI, home computing, tecnologie desktop e sul Progetto Lobotomy

domenica 31 ottobre 2010

La Prova

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In questo periodo sto dando una mano presso un corso di alfabetizzazione informatica organizzato dall'Officina Informatica Libera di Torino, frequentato per lo piu' da anziani ed extracomunitari. Talvolta mi trovo ad affiancare gli utenti mentre svolgono gli esercizi mirati a fargli prendere dimestichezza con mouse e tastiera, e sin troppo spesso finisco nei paraggi di un baffuto signore in particolare.
Questo personaggio, nella sua immensa ignoranza (in senso non offensivo, ovviamente) ed ingenuita', e' la dimostrazione vivente di quando sia complicato utilizzare un computer al giorno d'oggi. Facilmente va nel panico, percui si dimentica quello che gli e' stato spiegato cinque minuti prima e tenta di intuire qual'e' l'operazione giusta da fare in un dato momento, puntualmente non riuscendoci e ripetendo l'errore che aveva gia' compiuto prima della spiegazione.
Il mio preferito e' la confusione esistente tra il cursore del mouse ed il cursore lampeggiante del testo. Spesso egli punta il mouse laddove vuole apportare una modifica in una frase (cancellare un carattere, o aggiungerne un'altro), non clicca, ma comunque pigia il tasto della tastiera corrispettivo. Applicando ovviamente tale modifica da tutt'altra parte.
Fa uscire di testa guardarlo mentre tenta di selezionare del testo usando il mouse, in quanto tale tecnica per quanto famigliare per molti e' costituita da infinite "regole" non esplicite e di non immediato apprendimento: la selezione e' monodirezionale (inizia nel punto in cui si e' iniziato a cliccare e finisce nel punto ove il cursore viene spostato, dunque non e' possibile agire contemporaneamente sopra e sotto l'inizio della selezione), deve essere eseguita in un colpo solo (tutte le righe senza mai lasciare il tasto sinistro del mouse), e' suscettibile di speciali comportamenti e un testo selezionato puo' essere spostata in blocco (dunque e' buona norma deselezionare tutto prima di tentare una nuova selezione)... Tutto questo contribuisce a far perdere l'orientamento al buon utente volenteroso (e la pazienza al volenteroso assistente che gli sta accanto), al decimo tentativo di prendere cinque righe egli ha gia' sparpagliato tutto in giro per il documento cliccando e trascinando a casaccio.
I tasti sulla tastiera sono decisamente troppi. Le lettere dell'alfabeto sono sparpagliate, ma le si puo' cercare facilmente. Gia' i tasti con due o peggio tre simboli sono complicati, perche' ogni carattere e' attivabile pigiando il relativo "modifier" (che non viene mai scelto correttamente). Il dramma e' che i simboli selezionabili con Shift non sono attivati quando e' attivo il CapsLock, dunque tutto il vantaggio di spezzare la procedura in piu' parti (pigia CapsLock, pigia tasto, ripigia CapsLock) viene perso ed anzi e' richiesto di coordinare il movimento di ben due dita (un dito fisso su Shift, l'altro sul tasto desiderato). Stendiamo un velo pietoso sui pulsanti Return e Enter, i quali sono vicini e pur facendo cose totalmente diverse riportano entrambi il disegnino della freccia diretta a sinistra...
Tutte e altre considerazioni sono emerse dopo due incontri, facendo solo input di testo vagamente formattato. Sara' dura instradare correttamente il suddetto personaggio, comunque indipendentemente dai risultati che si raggiungeranno (o piu' probabilmente non si raggiungeranno) cerchero' di osservare e registrare i comportamenti della mia cavia per trarne qualche spunto.

venerdì 15 ottobre 2010

Attivita' Collaterale

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In un recente post sul suo blog, Aaron Seigo (project leader di KDE) ci spiega il concetto di "attivita'" e la differenza che tale termine assume nelle piu' recenti incarnazioni dei desktop environment Gnome e KDE (non mancando ovviamente di sottolineare quanto il tutto sia molto migliore nel progetto da lui rappresentato).
In breve: una "attivita'" e' un agglomerato eterogeneo di files (e di relative applicazioni per aprirli) che rientrano all'interno di uno specifico task dell'utente, definito manualmente (ed eventualmente anche in modo automatico), invocabile on-demand a seconda di quel che si sta facendo. Per fare un esempio: se lo sviluppo di un dato pezzo di codice comprende i sorgenti, la documentazione dell'API usata e qualche altro contenuto, posso pigiare il tasto "aprimi questa attivita'" ed il desktop environment mi presenta il tutto senza dover aprire ogni singola cosa a mano.
Mi spiace per Seigo, ma io tutto questo lo avevo gia' valutato ed analizzato nel 2004 (come conferma archive.org) nel contesto del fu' progetto BrainTop. E l'ho gia' scartato.
Il concetto e' molto semplice: quel che gli utenti fanno col PC non sempre e' classificabile all'interno di un singolo task, anzi cio' accade piu' raramente di quanto non si creda. L'esempio piu' banale e' quello del player multimediale che in background riproduce musica di sottofondo: esso e' totalmente scorrelato da qualsiasi attivita', e ben difficilmente una data colonna sonora e' univoca e definita per un task. Esempio meno banale sono le comunicazioni sincrone ed asincrone che ognuno di noi si trova a gestire in qualunque momento della giornata: la gente mi contatta in chat indipendentemente da quel che sto facendo, cosiccome mi arrivano continuamente mail da ogni mittente e su ogni tema; tale mole di attivita' de-contestualizzate dovrebbero essere identificate in quanto tali, ed il sistema dovrebbe riconoscere (non si sa come...) l'incongruenza logica evitando di contemplate all'interno della mia sessione di lavoro il programma risvegliato da un input esterno.
Piu' complesso e' il ragionamento sulla quantita' di compiti che in ogni momento si svolgono. La scienza dice, giustamente, che le persone non possono fare piu' di una cosa alla volta. O meglio: che tale pratica e' deleteria. Eppure tutti lo fanno. Una mezza occhiata a Facebook o alle news o alla posta la si da anche lavorando, o magari ci sono momenti in cui si stanno effettivamente mettendo le mani su due cose completamente diverse (in questo preciso momento io sto bloggando a smozzichi tra una compilazione e l'altra di GASdotto). Come dovrebbero comportarsi le "attivita'" in questo caso? Dovrebbero forse mergiare i task tra loro? O includere gli applicativi consultati occasionalmente?
Insomma: dopo averci gia' a lungo ragionato, io sono giunto alla conclusione che codesta suddivisione del lavoro e' perfetta in un mondo ideale e perfetto ma non calza affatto i casi d'uso reali. Attendo di vedere quanto tempo sara' necessario ai team KDE e Gnome per accorgersene a loro volta.