Pensieri e parole su HCI, home computing, tecnologie desktop e sul Progetto Lobotomy

sabato 4 giugno 2011

La Sindrome di Teodoro

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Qualche tempo addietro ho gia' citato su questo blog la mia esperienza con un anziano signore che ho avuto modo di assistere presso un corso di alfabetizzazione informatica. A distanza di mesi posso dire che il personaggio in questione pur non essendo diventato un sysadmin ha comunque acquisito una modesta dimestichezza col PC, tanto da passare le giornate a compilare fogli di calcolo su OpenOffice Calc per generare coloratissimi quanto inutili (ma evidentemente soddisfacenti) grafici. Mai piu' avrei creduto che, dati i forti limiti dimostrati all'inizio del corso (ed appunto elencati nel mio precedente post) e la distanza intellettuale tra la macchina da scrivere cui era abituato ed un computer moderno, sarebbe arrivato al punto cui e' arrivato, ma tant'e': tanto di cappello al signor Teodoro.
Ad ogni modo: questo articolo non parla di lui ma di me.
Da un po' ho acquistato un nuovo PC (anzi due, l'altro e' l'Abaco di cui ho gia' parlato), un desktop, e l'ho dotato di due monitor da 19 pollici in modo da sperimentare questa per me inedita' modalita' operativa e verificare se davvero impatta sulla produttivita'. La risposta e' "si", ma non e' neanche questo il tema del giorno.
Il punto e' che la presenza di due schermi ha fatto emergere una confusione inconscia dettata dall'abitudine: ci sono spesso due finestre a tutto schermo, ma il focus e' sempre uno solo. Mi spiego meglio: da sempre lavoro con le finestre massimizzate sul desktop, e switcho da una all'altra con la classica combinazione Alt+Tab. Ben rari sono i casi in cui tengo una finestra fluttuante sul monitor, un po' per non essere distratto da quelle sotto e un po' appunto per abitudine: come detto in passato, quando mi capita di aprire una nuova applicazione e vedere la finestra non massimizzata subito premo Alt+F10 per ingrandirla. Questo pero' implica che il mio cervello e' portato a pensare che la finestra che sto guardando e' anche quella che riceve gli input da tastiera, ovvero che ha il focus, ma questo non e' piu' vero nel momento in cui appunto ci sono due schermi con due diversi programmi aperti: il focus, o sta a destra o sta a sinistra.
Per quanto scontata sia questa considerazione, mai va sottovalutato il potere dell'abitudine.
A tutt'oggi, ovvero dopo un paio di mesi di utilizzo quotidiano del doppio monitor, ancora mi trovo ad essere afflitto dalla "Sindrome di Teodoro": se guardo una finestra sono convinto di poterci interagire direttamente, dimenticando di spostare il focus. Esattamente come succedeva al signore cui ho insegnato i rudimenti dell'informatica moderna, anche io mi trovo adesso nella sua condizione: sono portato a scrivere nelle caselle di testo semplicemente dopo averle individuate e guardate sullo schermo. Nel suo caso tale impostazione mentale era probabilmente dovuta all'abitudine alla carta e alla penna, in cui effettivamente la sequenza "trova il punto in cui scrivere / sposta la mano con la penna li' sopra / scrivi" e' un continuum omogeneo che si svolge usando un unico strumento (la penna) che funge sia da dispositivo di puntamento che di input, mentre come detto nel mio caso l'errore e' dettato dall'inclinazione al fatto di avere sempre e solo una finestra con cui interfacciarsi.
Da qualche giorno ho pertanto abilitato l'opzione "Select windows when the mouse moves over them" nel pannello di configurazione per le finestre di Gnome, e la situazione e' un pochino migliorata: muovere il cursore, e dunque il focus, da un monitor all'altro mi riesce in modo abbastanza naturale, dunque non devo stare troppo a pensarci e piu' raramente mi capita di pigiare i tasti giusti per la finestra sbagliata.
Dopo 10 anni di esperienza nell'uso del PC, e' incredibile constatare l'impatto distruttivo che comporta una piccola variazione nel proprio ambiente di lavoro...