Non nego che, sebbene continui a seguire la mailing list di sviluppo del progetto OpenMoko, da tempo abbia perso buona parte dell'interesse in merito a tale opera e solo di sfuggita legga le mail che transitano: troppo forte e' stata la delusione di avere tra le mani un FreeRunner completamente inusabile, e di vedere come OpenMoko Inc invece di darsi da fare per completare uno straccio di framework di sistema per il suo proprio dispositivo giocasse a mischiare tutto quanto ogni sei mesi ottenendo solo di spazientire la community.
Per un caso fortuito, seguendo il classico filone di links che rimandano da una news all'altra (sempre sia lodato l'ipertesto...), sono approdato alla pagina di uno dei componenti di cui piu' spesso ho visto menzionare il nome nella mailing list senza peraltro capire troppo bene di cosa si trattasse: Paroli. Assunto che non ho troppo ben capito come esso dovrebbe porsi nei confronti delle prossime versione della distribuzione OpenMoko (non doveva migrare tutto su Android???), di per se' il proposito mi sembra interessante; non fosse altro che e' lo stesso criterio con cui voglio costruire il prossimo SubConsciousDaemon!
Paroli (lemma che in esperanto significa "discussione": ottima scelta) non e' altro che un daemon di sistema il cui servizio e'... offrire servizi. In sostanza, wrappa l'uso di librerie e sottocomponenti rendendoli accessibili con una interfaccia (DBus) unificata, che descrive le operazioni piu' comuni e di interesse generale nel sistema (nel caso di OpenMoko: il networking, il GPS, il GSM...), permettendo di implementare una sola volta funzionalita' avanzate e renderle disponibili per tutti gli altri. Accentrando cosi' il codice prettamente funzionale si riduce la ridondanza di codice (da sviluppare, correggere e mantenere) e si induce al suo riuso ed alla creazione di inediti miscugli sinora non esplorati soprattutto per la complessita' della loro gestione.
Un poco alla volta, dunque, constato che la tendenza di accentrare le componenti funzionali di sistemi complessi isolandole e circoscrivendole dalle componenti grafiche si diffonde a si radica in sempre diversi frangenti: di anni dalla mia prima descrizione di tale architettura ne son passati assai, sono lieto che il tempo stia dando ragione (o quantomeno fiducia) a tale struttura. E non attendo altro che l'occasione di offrire la mia propria implementazione dell'idea, estremizzata all'interno del Progetto Lobotomy.
Non fosse per il fatto che tutto cio' e' in Python (linguaggio da me assai poco amato, e che a tutt'oggi mi domando e chiedo come si possa pretendere di utilizzare su un'apparato mobile con una potenza computazionale ridotta) potrei quasi pensare di riutilizzare tale componente all'interno della prossima incarnazione del mio personale progetto, correntemente in fase di progettazione e specificazione, ma e' probabile che esso sara' quantomeno fonte di ispirazione almeno per quanto riguarda la definizione dell'interfaccia programmatica con cui agganciare e rimuovere servizi e plugins.
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