Pensieri e parole su HCI, home computing, tecnologie desktop e sul Progetto Lobotomy

giovedì 5 marzo 2009

Un Futuro che Non C'e'

L'altro giorno mi e' passato sotto gli occhi un bellissimo filmato che, strano a dirsi, viene da Microsoft: esso rappresenta la "vision" dell'azienda per l'adozione massiccia di tecnologie oggi esistenti solo in forma prototipale e sperimentale, e piu' precisamente in previsione di cio' che gli utenti potrebbero avere a disposizione nel 2019. Superfici tattili di ogni tipo, interfacce completamente touch che mutano a seconda del dato presentato o del device su cui vengono impiegate, carta elettronica su cui viene proiettata l'informazione...
Certamente affascinante. Un ottimo cortometraggio di fantascienza.
Con cio' non voglio assolutamente dire che quanto espresso sia irrealistico ed infondato, anzi ho precisato fin dall'inizio che in fin dei conti questa non e' che una artistica raffigurazione di strumenti hardware e software gia' oggi esistenti ed in fase di piu' o meno avanzato sviluppo, ma tra il dire (non senza un pizzico di ingenuita', perdonata per le evidenti esigenze di copione) ed il fare vi e' il baratro dell'interpretazione dell'informazione.
Splendido sarebbe copiare una porzione di un grafico da un device all'altro semplicemente puntando e guardando attraverso l'apposito vetrino, ma per far cio' i tre componenti (mittente, destinazione, e chi trasporta il dato) devono comunicare nello stesso linguaggio, secondo lo stesso protocollo, scambiando bytes di cui conoscono il significato; impagabile sarebbe variare l'informazione numerica in un documento tabellare girando la manopolina virtuale proiettata sulla scrivania, ma per fare cio' chi proietta suddetta manopola e chi traduce il numero prodotto in barretta colorata devono condividere la nozione su come trattare l'input; meraviglioso sarebbe "esplodere" il disegno tecnico pigiando il ditino sulla scrivania su cui e' appoggiato il mazzo di chiavi, ma per far cio' la scrivania deve sapere cosa c'e' scritto nel suddetto schema ed in che modo i componenti rappresentati sono interagibili o meno.
Insomma: il semplice "pezzo di ferro", per quanto sofisticato, semi-trasparente, mobile e reattivo al tocco, non serve a nulla se chi lo gestisce non sa cosa fargli visualizzare, e come. Questo popo' di apparecchiature e' perfettamente inutile se non esiste una capillare ed universale adozione di standard aperti, che possano essere trattati in modo univoco all'interno dell'intera infrastruttura integrata. Che lo si voglia o no, finche' l'informazione e' tenuta prigioniera all'interno di files Office, o Photoshop, o AutoCAD, solo Office, Photoshop ed AutoCAD potranno accedervi. Non il vetrino da puntare, non la manopolina proiettata, non la scrivania.
E il problema non e' certo rimandabile al 2019, ma va affrontato subito, per il semplicissimo fatto che prima di arrivare allo scenario dipinto nel filmato in oggetto sara' necessaria una graduale migrazione dalle tecnologie odierne a quelle prossime venture: e' chiaro che coloro che inizieranno a commercializzare i singoli prodotti che compongono il puzzle dovranno avere la possibilita' in prima istanza di interagire in qualche modo con l'informazione esistente e farsi strada poco alla volta nella vita di tutti i giorni, sia essa quella casalinga o produttiva, ma fintantoche' tale informazione non e' accessibile e manipolabile all'interno di tali nuove interfacce le possibilita' di concretizzazione entro tempi umanamente accettabili sono estremamente scarse.
Dunque: se il video vi e' piaciuto, e non vedete l'ora di utilizzare quotidianamente strumenti di tal fatta, assicuratevi di lasciare campo aperto all'innovazione ed alla penetrazione di tali tecnologie. Pensateci due volte prima di bloccare la vostra informazione (o peggio ancora, l'informazione da condividere con altri) all'interno di files chiusi e non interoperabili.
Partecipate alla costruzione di un futuro che non c'e', ma con il buon senso di tutti potra' essere.

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