Pensieri e parole su HCI, home computing, tecnologie desktop e sul Progetto Lobotomy

venerdì 15 ottobre 2010

Attivita' Collaterale

In un recente post sul suo blog, Aaron Seigo (project leader di KDE) ci spiega il concetto di "attivita'" e la differenza che tale termine assume nelle piu' recenti incarnazioni dei desktop environment Gnome e KDE (non mancando ovviamente di sottolineare quanto il tutto sia molto migliore nel progetto da lui rappresentato).
In breve: una "attivita'" e' un agglomerato eterogeneo di files (e di relative applicazioni per aprirli) che rientrano all'interno di uno specifico task dell'utente, definito manualmente (ed eventualmente anche in modo automatico), invocabile on-demand a seconda di quel che si sta facendo. Per fare un esempio: se lo sviluppo di un dato pezzo di codice comprende i sorgenti, la documentazione dell'API usata e qualche altro contenuto, posso pigiare il tasto "aprimi questa attivita'" ed il desktop environment mi presenta il tutto senza dover aprire ogni singola cosa a mano.
Mi spiace per Seigo, ma io tutto questo lo avevo gia' valutato ed analizzato nel 2004 (come conferma archive.org) nel contesto del fu' progetto BrainTop. E l'ho gia' scartato.
Il concetto e' molto semplice: quel che gli utenti fanno col PC non sempre e' classificabile all'interno di un singolo task, anzi cio' accade piu' raramente di quanto non si creda. L'esempio piu' banale e' quello del player multimediale che in background riproduce musica di sottofondo: esso e' totalmente scorrelato da qualsiasi attivita', e ben difficilmente una data colonna sonora e' univoca e definita per un task. Esempio meno banale sono le comunicazioni sincrone ed asincrone che ognuno di noi si trova a gestire in qualunque momento della giornata: la gente mi contatta in chat indipendentemente da quel che sto facendo, cosiccome mi arrivano continuamente mail da ogni mittente e su ogni tema; tale mole di attivita' de-contestualizzate dovrebbero essere identificate in quanto tali, ed il sistema dovrebbe riconoscere (non si sa come...) l'incongruenza logica evitando di contemplate all'interno della mia sessione di lavoro il programma risvegliato da un input esterno.
Piu' complesso e' il ragionamento sulla quantita' di compiti che in ogni momento si svolgono. La scienza dice, giustamente, che le persone non possono fare piu' di una cosa alla volta. O meglio: che tale pratica e' deleteria. Eppure tutti lo fanno. Una mezza occhiata a Facebook o alle news o alla posta la si da anche lavorando, o magari ci sono momenti in cui si stanno effettivamente mettendo le mani su due cose completamente diverse (in questo preciso momento io sto bloggando a smozzichi tra una compilazione e l'altra di GASdotto). Come dovrebbero comportarsi le "attivita'" in questo caso? Dovrebbero forse mergiare i task tra loro? O includere gli applicativi consultati occasionalmente?
Insomma: dopo averci gia' a lungo ragionato, io sono giunto alla conclusione che codesta suddivisione del lavoro e' perfetta in un mondo ideale e perfetto ma non calza affatto i casi d'uso reali. Attendo di vedere quanto tempo sara' necessario ai team KDE e Gnome per accorgersene a loro volta.

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