Pensieri e parole su HCI, home computing, tecnologie desktop e sul Progetto Lobotomy

sabato 8 maggio 2010

La Mia Radiosveglia

Io, come credo una buona maggioranza della popolazione dei paesi industrializzati, ho un pessimo rapporto con le sveglie. Ne ho gia' cambiate diverse nella mia vita, ma il problema principale si e' sempre riproposto: dopo un po' di tempo l'udito e tutta la parte cognitiva di riferimento diventa assuefatta, ed il suono ripetitivo e costante o non sortisce effetto alcuno (quando mi sveglio trovo l'interruttore di attivazione ancora sollevato, ovvero l'aggeggio ha suonato indisturbato per almeno 40 minuti per poi cedere nel suo tentativo e tornare al silenzio) oppure stuzzica la corteccia quel tanto che basta per far compiere al mio corpo il gesto meccanico ed automatico di spegnimento senza pero' riuscire a penetrare la nebbia dell'incoscienza onirica. In entrambi i casi, mi sveglio sempre troppo tardi.
Per tali motivi, qualche tempo addietro mi sono procurato una radiosveglia.
La radiosveglia elimina perfettamente il problema dell'abitudine: poiche' ogni giorno alla stessa ora viene trasmessa una canzone diversa, o gli speaker dicono cose diverse con diversi toni, la trappola psicologica permette di tentare il conscio e di farlo uscire dalla sua tana notturna.
O almeno in linea teorica: qualche volta, anche codesto metodo fa cilecca.
Ho meditato sulle motivazioni di tale fallimento, imputandolo dapprima al volume: se troppo basso, il suono risulta inintelligibile e dunque non sufficiente a stimolare la ripresa di coscienza, in modo del tutto analogo al trillo ripetitivo e monotono della sveglia classica; se troppo alto, si rischia di indurre una reazione di shock cui si risponde con un riflesso incondizionato di spegnimento dell'apparecchio. Ma questa tesi non reggeva: in fin dei conti non ho un udito cosi' fine da percepire una differenza di quei pochi decibel di scarto impostabili con l'apposita rotellina, una volta trovato il compromesso giusto non c'e' piu' ragione per cui non debba funzionare.
Ma ieri sera, riponendo l'infernale aggeggio sul comodino, ho forse inteso la reale causa del problema.
Vanno fatte due premesse. La prima e' che cambio relativamente spesso l'orario in cui la sveglia deve operare, in quanto qualche volta devo prendere il treno presto, altre volte posso stare nel letto fino alla tarda mattinata, ed altre volte ancora vado a dormire alle prime luci dell'alba e solo per pudore imposto la sveglia al primo pomeriggio. La seconda e' che la suddetta radiosveglia e' analogica, senza auto-tune, e per selezionare la frequenza desiderata c'e' una manopolina abbastanza sensibile, che richiede una discreta precisione per riuscire a trovare l'angolazione per cui si sente bene una stazione, e che facilmente perde la taratura.
Detto cio', cosa accade? Che quando ripongo l'aggeggio dopo averlo innescato la mano va a cascare proprio sulla rotellina della frequenza, posta sul lato opposto rispetto a me e dunque percepibile solo al tatto (potete immaginare quanto io mi curi delle sensazioni tattili quando mi corico a seguito di una sessione di programmazione...), pertanto e' facile che si perda l'impostazione giusta e, giunta l'ora di suonare, dall'altoparlante esce poco piu' che rumore bianco. Il quale, notoriamente, invece che aiutare a destarsi facilita il rilassamento e non incide sul conscio, lasciandolo placidamente sonnecchiare sul cuscino.
Gia' intuii il fenomeno in passato, tant'e' che quasi senza badarci troppo di quando in quando ho sempre provveduto a controllare e reimpostare le due manopole (volume e frequenza), ma appunto solo ieri sono stato folgorato sulla via di Damasco giungendo alla conclusione qui sopra esposta. Spero che tale consapevolezza mi aiuti a svegliarmi ad orari un poco piu' decenti.
E la prossima radio che acquisto dovra' irrevocabilmente avere l'auto-tune.

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