Pensieri e parole su HCI, home computing, tecnologie desktop e sul Progetto Lobotomy

domenica 3 aprile 2011

In Punta di Pennino

Anni fa' - oramai ne saranno passati almeno sei - acquistai il mio primo portatile. Ed era un convertibile tablet. Piu' precisamente, un Acer C310. Ai fatti l'ho sempre usato molto poco in modalita' tablet, in quanto pesava troppo per essere davvero utilizzato a mo' di "blocco note" su cui scrivere a mano o anche solo come lettore di e-books, ma ha passivamente ispirato una gran quantita' di idee che sono poi finite in quel calderone pseudo-intellettuale che e' il Lobotomy Project.
Adesso ho acquistato il mio primo netbook. E non poteva che essere a sua volta un convertibile tablet.
L'altro giorno ho aperto la scatola dell'Abaco T102 che ho ordinato un paio di settimane fa', ed ho avuto modo di fare una prima analisi. Che adesso riporto al mondo, usando questo stesso PC.
Innanzitutto, qualche presupposto. Benche' marchiato "Abaco", trattasi questo del leggendario Intel Classmate (di cui, a quanto mi risulta, Abaco e' l'unico rivenditore italiano), ovvero la risposta del mercato all'ancor piu' leggendario progetto OLPC di Nicholas Negroponte. Quello del PC a 100 dollari, per capirsi. Che incidentalmente si e' schiantato nel momento in cui Microsoft ci ha messo lo zampino, ma sorvoliamo sulle facili polemiche. Sta di fatto che questo prodotto non e' un netbook qualsiasi, ma un computer pensato e progettato per essere usato dai bambini a scuola. A prima vista esso sembra un giocattolo particolarmente sofisticato, l'ultima versione del Sapientino Clementoni, ma dopo un po' ci si capacita che il colore azzurro dell'apparecchio e' dovuto al guscio di spessa plastica anti-scivolo applicata intorno al case ed al monitor per proteggere i componenti piu' delicati dagli urti che facilmente i poco curanti pargoli (e/o i distratti nerd) possono provocare. Partire da queste nozioni, ovvero aspettarsi a priori che aprendo la scatola ci si trovera' dinnanzi ad un apparentemente assai poco affidabile arnese, e' condizione imprescindibile per godersi da subito il proprio acquisto.
L'apparecchio ha un peso superiore agli altri netbook con analoghe specifiche video (schermo da 10 pollici widescreen), e la differenza e' probabilmente imputabile appunto alla protezione di plastica supplementare. A occhio pare che lo spazio non sia stato ottimizzato al meglio, e ad esempio sul retro sporge un pezzo (quello cui e' attaccato la simpatica maniglia di gomma) che sembra del tutto inutile ai fini della funzionalita' elettronica. C'e' una sola presa d'aria, sul lato destro, e sotto oltre alla batteria estraibile c'e' un unico pannello incastrato che copre la componentistica.
La qualita' costruttiva e', nel complesso, abbastanza mediocre. Il gia' citato guscio non sembra essere particolarmente rifinito o accuratamente applicato, in alcuni angoli sembra non aderire perfettamente al case (nel mio caso: i due lembi che circondano la webcam ruotabile posta in testa al monitor sono asimmetrici, hanno un dislivello di un paio di millimetri). Ed i simboli sulla tastiera sembrano essere appiccicati in modo grezzo, molti non sono perfettamente centrati e quasi tutti i caratteri non alfanumerici ('@', '*'...) sono veramente piccoli, a malapena leggibili.
Sempre in merito alla tastiera, ci sono luci ed ombre. In linea di massima ci si scrive molto bene, sicuramente meglio che con altri netbook che ho provato (il ben noto Asus EeePC, ad esempio), eppure alcuni tasti (in particolare il tasto 'Fn' di destra) non sono particolarmente sensibili e piu' volte capita di dover ripetere compulsivamente la loro pressione per ottenere il risultato desiderato.
Anche la configurazione "out-of-the-box" della macchina lascia un po' perplessi. Benche' il monitor ruoti correttamente e abbastanza rapidamente (ma qualche volta nella direzione sbagliata...) quando l'apparecchio viene girato o posto in modalita' slate, purtroppo basta entrare ed uscire dalla sospensione del sistema per non far piu' funzionare i tasti funzione posti attorno allo schermo (pagina su, pagina giu', home e fotografia) e neppure la rotazione automatica. La sospensione, si sa, e' da sempre una croce in ambiente Linux, ma ci si aspettava una maggiore cura nella prevenzione di questa problematica.
Lo schermo e' widescreen, e la risoluzione massima bassina: appena 1024x600. Certo una risoluzione piu' alta su 10 pollici renderebbe il tutto troppo picccolo ed illeggibile, ma occorre smanettare un po' per proprio conto per correggere la configurazione del desktop e recuperare un po' di spazio fra i pannelli di Gnome e visualizzare i propri contenuti.
Il touchscreen, essendo resistivo, non ha una grandissima precisione e va un po' calcato, ma in compenso puo' essere usato anche con le dita e non solo col pennino. Certo non basta pigiare col polpastrello, come su uno smartphone, bensi' con la punta del dito o addirittura con l'unghia, ma ammetto di averlo gia' maltrattato un pochino ed il monitor non sembra risentirne o essere incline a graffiarsi tanto facilmente.
La batteria dura un po' piu' di 4 ore con il wireless acceso e senza sforzarlo troppo, dovrei fare qualche analisi piu' approfondita ma in linea di massima mi sembra una durata accettabile.
In conclusione: l'Abaco T102 non e' un prodotto entusiasmante, e la perfezione e' tutt'altra cosa, ma trovandosi in una nicchia di mercato ove le opzioni disponibili sono estremamente limitate fa la sua porca figura. 400 euri per un netbook convertibile tablet fruibile come blocco note o e-book reader (dotandosi di qualche applicazione specializzata: leggere un PDF li' sopra rasenta l'impossibile...) e' un discreto compromesso, consigliabile per chi non ha grandi pretese e vuol provare qualcosa di inedito senza necessariamente incastrarsi sulle limitazioni di un tablet "puro" (senza tastiera QWERTY) o vendersi un rene per un Fujitsu Lifebook.

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