Potrebbe sembrare quasi strano che la maggior parte di critiche e lamentele nei confronti dell'usabilita' generale dei PC arrivino da utenti esperti ed in grado di usare il computer con cognizione di causa, ma a ben guardare e' una cosa ovvia. Il motivo si evince piuttosto chiaramente leggendo ad esempio uno degli ultimi articoli pubblicati in merito, che ha pure riscosso un discreto successo nel giro (stranamente, trattandosi di argomenti sin troppo noti a tutti gli addetti ai lavori): per l'utenza di bassa lega e' normale che il PC non funzioni.
E' normale avere qualche problema installando o disinstallando una applicazione, e' normale che il computer non si avvii piu' da un giorno all'altro o si spenga all'improvviso, e' normale non riuscire ad aprire un file in qualche formato stravagante, e' normale prendersi un virus, e' normale non capire come si utilizza un dato software. Nel gergo informatico dei non-informatici, "computer" e' sinonimo di "errore".
Chi paga le spese di suddetti capricci digitali sono per l'appunto coloro che hanno maggiore dimestichezza con la tecnologia informatica, che sanno come risolvere i propri problemi e, per estensione, vengono puntualmente interpellati da amici, parenti e conoscenti che incappano in qualche banale condizione di malfunzionamento affinche' risolvano anche i loro. Tutti, ma proprio tutti gli smanettoni hanno carrettate di aneddoti ed esperienze di tal fatta. E' un fenomeno talmente comune e radicato da essersi meritato pure una maglietta dedicata su ThinkGeek. Qualsiasi giovanotto col pallino per i PC e' ben conscio dei pericoli che rischia, ed evita accuratamente di dare la mail o peggio il numero di telefono a chiunque gli dica "Ah, allora tu sei capace di aggiustare i computer!" sapendo che se il suo contatto finisse nella mani sbagliate sarebbe continuamente tirato in ballo per sistemare, aggiustare, configurare e spiegare i mille e piu' difetti dei sistemi moderni.
Ma il fatto che il PC sia "rotto di default" non e' per niente normale.
Tanenbaum sostiene da decenni che l'esempio di riferimento dei sistemi operativi dovrebbe essere il televisore, ovvero un elettrodomestico che funziona continuativamente dal momento in cui si attacca la spina elettrica a quando i suoi componenti interni cedono strutturalmente per usura. Raskin sosteneva la teoria per cui ogni dispositivo elettronico dovrebbe fare una singola cosa (ad esempio: un cellulare dovrebbe solo permettere di telefonare e ricevere telefonate) ed essere dotato solo dei tasti e del software necessari a fare quella cosa, e null'altro, per arginare e limitare al massimo i rischi di errore da parte dell'utente. Nessuna di queste visioni e' mai stata applicata nel mondo reale, o comunque si e' mai diffusa, se non forse in parte.
Forse perche' quella di realizzare apparati general purpose, e per questo necessariamente complessi (e bacati), e' la norma sia per i produttori che per i consumatori. Forse perche' ben pochi hanno mai realmente esplorato le potenzialita' commerciali di questo genere di soluzioni, e nessuno ha voglia di provarci. Forse perche' il fatto di tenere in ostaggio l'utenza inconsapevole permette di generare fior di introiti in servizi di assistenza e supporto, dunque non e' economicamente conveniente farli campare felici e sereni. Forse perche' a priori si preferisce spendere meno per comprare un singolo dispositivo che faccia tutto che non tanti dispositivi che facciano cose specifiche (senza considerare minimamente il costo successivo del software, che pareggerebbe i conti), ed il risparmio immediato oscura il risparmio in termini di tempo e scocciature dopo.
Si assistera' mai ad una inversione di tendenza, dettata dal buon senso anziche' dagli istinti di conservazione monetaria? Per conto mio credo che prima o dopo dovro' procurarmi una qualche schedina "SoC", buttarci sopra un kernel ed il software essenziale per disegnare qualcosa sullo schermo, e fare qualche esperimento...
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