Pensieri e parole su HCI, home computing, tecnologie desktop e sul Progetto Lobotomy

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giovedì 26 agosto 2010

Pensieri Androidi

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Poco tempo fa' ho finalmente acquistato un HTC Desire, simpatico smartphone che monta di serie il ben noto sistema operativo Android di Google. Manco a dirlo tre giorni dopo l'acquisto ho scaricato l'SDK ed ho iniziato a dare una occhiata alle guide per i developers, anche se solo adesso (dopo una settimana di vacanza a zonzo per il nord Italia e l'urgente lavoro per la release 2.0 di GASdotto) comincio a comprendere le nozioni di base della piattaforma.
Non nego di essermi un poco stupito nello scoprire l'estrema somiglianza tra quelli che in Android vengono chiamati "Layout" e i "Thoughts", alla base di un po' tutta l'architettura grafica di Lobotomy.
In entrambi, l'intera interfaccia di ogni schermata viene definita all'interno di un file XML, che verra' poi interpretato per piazzare i widgets al posto dei tags definiti. Contrariamente a XUL codesti files non contengono alcuna componente funzionale, solo ed esclusivamente la disposizione degli elementi grafici.
In entrambi, ogni file rappresenta una singola schermata. In Android, se una applicazione prevede piu' sezioni ciascuna di esse deve essere definita all'interno di un suo specifico XML, che vive una vita propria e prende il nome di "Activity".
In entrambi, i componenti sono riutilizzabili, miscelabili e richiamati da una parte all'altra in modo trasparente, anche tra applicazioni diverse. Sulla piattaforma di Google il meccanismo prende il nome di "Intents" (da "Open Intents", progetto nato come piattaforma all'interno della piattaforma e alla fine incastonato nel core vero e proprio di Android), e benche' a prima vista sia poco sfruttato dal software attualmente nel Market ha ricche potenzialita'.
Ovviamente esistono anche differenze tra i "Thoughts" di Lobotomy ed i "Layouts" di Android: i primi prevedono una assai piu' netta separazione tra interfaccia grafica e codice funzionale, e la possibilita' di creare i propri widgets da usare e riusare all'interno della definizione XML. E' comunque molto interessante constatare come tali concetti, fino ad ora esistiti solo nei miei appunti, vengano adottati all'interno di un ambiente di questo spessore, ed ancora piu' interessante e' misurarsi con essi sul piano pratico tentando di costruire qualcosa partendo da siffatti strumenti.
Per ora, continuo ad indagare sulla visione degli ingegneri Google provando a capirci qualcosa.