Qualche tempo fa' in Itsme sono passati alcuni ospiti: come sempre abbiamo fatto la nostra presentazione del progetto, come sempre ci sono state domande tecniche e meno tecniche, e tra tutte le osservazioni emerse una in particolare mi ha ispirato il qui presente post. In realta' si tratta di un commento piu' e piu' volte sollevato in merito all'opera in corso, carpito in circostanze piu' o meno ufficiali e che suona come "Itsme e' basato su Linux, ma Linux e' difficile da usare".
Sorvolando sulle obiezioni di natura culturale e pedagogica, per cui un meccanismo complesso come un intero sistema operativo non puo' essere a priori "facile" o "difficile" ma necessariamente richieste un periodo di addestramento ed un disadattamento all'attivita' su altre piattaforme analoghe rendendo di fatto "difficile" tutto quello che non si e' usato fino al giorno prima, cio' che mi perplime e' il pregiudizio di fondo nei confronti di Linux.
Per quanto nel corso delle dimostrazioni Itsme si parli dell'interfaccia che stiamo completamente ri-disegnando e re-implementando per adattarsi alla metafora di riferimento, cosiccome stiamo ri-disegnando e re-implementando gli automatismi di fondo che permettono la configurazione, "Linux e' difficile". Tale assioma e' assunto indipendentemente dalla modalita' grafica con cui il sistema si presenta, degli strumenti di tuning messi a disposizione, dei wizards automatici gia' previsti per sopperire ad eventuali mancanze ed integrare componenti gia' noti nel piano: "Linux e' difficile".
Eppure a me non pare che nessuno si sia mai grattato il capo in modo imbarazzato usando un cellulare Motorola, spedendo richieste a Google, o anche facendo un biglietto della metropolitana qui a Torino. Questo perche' i tre fruitori di cui sopra, e buona parte di tutti gli altri fornitori di hardware e servizi Linux-based, dell'amato sistema operativo utilizzano la tecnologia di base ed hanno personalizzato per conto proprio la parte con cui l'utente interagisce, rendendo piu' o meno "facile" l'uso dell'apparato a seconda del fine predestinato. Ne' piu' ne' meno di quanto fatto da Apple con MacOS X, partendo da una base BSD (che di per se' puo' essere considerato ancor piu' ostico che Linux stesso) e costruendoci sopra il proprio stack applicativo, rinomato come il piu' user-friendly sul mercato: sarebbe sensato affermare che MacOS e' "difficile" da usare perche' ha nel kernel lo stesso scheduler di BSD, laddove l'utilizzatore non sospetta neppure l'esistenza di un'arnese chiamato "scheduler"?
E se anche fosse vero che, diciamo, una Ubuntu e' meno usabile di un Windows (argomento discutibile ed opinabile), e' altrettanto vero che godendo di una netta separazione tra i layer operativi Linux si presta molto di piu' ad una drastica personalizzazione dell'insieme e da esso e' molto piu' facile cavare qualcosa di realmente nuovo e pratico mantendendo intonse le porzioni di basso livello (gestione dei devices, librerie software, toolkits grafici, alcuni applicativi) e stravolgendo il resto, a propria discrezione e secondo la propria necessita'. Stando alla mia esperienza sinora ho lavorato su un apparato embedded per telecomunicazioni ed una workstation desktop, e su entrambi il software di basso livello era lo stesso, ovvero un kernel e qualche libreria.
Stat Linux pristina nomine, nomina nuda tenemus.
1 commento:
Purtroppo il pregiudizio si è formato (per lo meno nei meno giovani, come i presenti quel giorno) un po' di anni fa, quando anche solo installare Linux era un bel calcio nelle balle.
Oggi la distanza in termini di usabilità fra una UI desktop per Linux e Windows e Mac è abbastanza ridotta (tranne alcuni meccanismi come gli update e i momenti in cui serve ricorrere al terminale). La differenza vera (per la reputazione) sta nella frequenza e nei momenti in cui l'utente deve smettere di fare quello che sta facendo per prestare attenzione al sistema operativo. In MacOS (almeno per quanto mi riguarda) questi momenti sono rari, in Windows frequenti, in Linux troppo frequenti. Probabilmente è anche questione di fiducia o di pigrizia (nel senso che se non si vuole tenere il sistema "in forma" si può evitare di spendere del tempo)... ma il target di utenti dei tre sistemi ha anche pattern comportamentali diversi: il Mac ti rompe le balle una volta al mese con qualche aggiornamento, e se non lo aggiorni al max sei esposto a rischi (vabbe'...); di Windows ho una reminescenza di reinstallazioni ogni sei mesi e di defrag e manutenzione varia mensile (più antivirus, spyware e cose varie quasi giornaliere) pena il malfunzionamento del sistema; in Linux il sistema va aggiornato perché è vivo, e l'utente ci tiene... ergo se uno usa Linux si trova a dover fare spesso il bene del proprio sistema: questa cosa traspare, e Linux mantiene il suo alone di difficoltà.
Comunque itsme sarà il sistema più vivo di tutti.. e quindi il più difficile :-D
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