Pensieri e parole su HCI, home computing, tecnologie desktop e sul Progetto Lobotomy

domenica 31 gennaio 2010

Uno Scalpello per l'Informazione

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A me piacciono un sacco i feeds: ogni giorno dedico parecchio tempo alla loro consultazione, per essere sempre informato di ogni novita' entro il piu' breve tempo possibile, e ne seguo relativamente pochi appunto perche' altrimenti non farei null'altro. Il mio feed reader ha sostituito la TV (poiche' l'unica cosa che guardavo erano i telegiornali, e questi risultano non solo sempre tremendamente in ritardo e schierati ma nell'ultimo periodo ho pure notato che Studio Aperto ha fatto scuola...), occupa quasi tutti i momenti di transizione in cui non scrivo codice o mail o post sul blog, mi porta continue ispirazioni per nuovi progetti o spunti di riflessione. Sono arrivato al punto di riportare in forma di RSS anche le mailing list.
Ma non ne ho mai abbastanza: per l'uso che ne faccio io, qualunque applicazione di tal genere risulta sempre limitata e limitante. Le shortcut da tastiera sono sempre poco efficienti, l'area per leggere il contenuto degli item e' sempre troppo ristretta, ad uno manca una filter bar per eseguire ricerche veloci, l'altro non permette di nascondere i feeds che non contengono nuovi articoli (feature indispensabile se si hanno piu' di una trentina di sottoscrizioni), e alla fine il layout e' sempre lo stesso (lista sopra, contenuti sotto) impedendo di assortire i contenuti in altre maniere piu' produttive e mirate.

Per questo motivo nella mia spropositata lista di todo c'e' da diversi anni l'implementazione di un feed reader fatto a modo mio. E questa potrebbe essere la volta buona che lo realizzi davvero.

Recentemente, per interesse e sfida, ho messo insieme col supporto di Netvandal un miner per Tracker che popoli il database locale con i feeds online: ogni tot tempo scarica dai vari URL memorizzati, parsa l'XML, e carica gli items nuovi. Insomma, funge da backend.
Nel thread in cui annunciavo al team Tracker la release 0.3 del componente (che ha anche riscosso un discreto successo, tale da essere considerato per l'inclusione nel repository mainstream del progetto), e' saltato fuori il mio proposito di provvedere ad un frontend. Qualcuno se ne e' interessato, mi sono un po' allargato con le dichiarazioni, ed adesso qualcuno si aspetta che io lo faccia davvero. Posso mica deludere i colleghi developers, no?
Ora come ora sto specificando l'architettura interna del programma, ma so per certo che dovra' avere almeno una feature: la visualizzazione degli items plugginizzabile. Data una API con cui indicare quali elementi mostrare e nascondere (in funzione dei nuovi feeds scaricati, e/o della filter bar), il plugin fara' quel che deve. E dunque potra' esserci la solita vista "lista sopra, contenuti sotto", ma anche quello che piazza su una mappa gli elementi marcati con GeoRSS, quello che traccia una tagcloud per i termini usati, quello che visualizza in blocchi proporzionali i posts provenienti dai singoli autori, o quello che permette di scorrere una timeline...
Lo scopo e' quello di visualizzare le news secondo vari criteri, si' da aiutare con la rappresentazione grafica l'individuazione di trends e soggetti interessanti, nonche' di nessi logici non immediatamente palesi tra piu' dati. Detto prosaicamente: scolpire l'informazione. Non per caso il nome del progetto e' Phidias, traslitterazione inglese di quello che nella traslitterazione italiana e' Fidia, scultore greco dell'antichita' con un nome incidentamente assonante alla parola "feed".
Non nascondo che il fulcro dell'iniziativa derivi dal desiderio di riportare in un software reale alcuni concetti nati e raffinati nel contesto del Lobotomy Project. In tale ambito ho iniziato ad elucubrare sull'applicazione di diversi "templates" ad oggetti informativi flessibili, in questo caso i detti plugins e i soggetti RDF prelevati da Tracker, e sebbene questa ne sarebbe una versione assai limitata e vincolata ad un ben preciso utilizzo determina comunque un primo esperimento concreto in tal senso.
Spero di riuscire a produrre un prototipo entro breve tempo: certamente non faro' in tempo per il FOSDEM (cui partecipero', e terro' anche un quarto di talk! Pubblichero' un dettagliato report, qui o sull'altro mio blog) ma qualcosina vedro' di mettere insieme negli oramai sempre piu' centellinati ritagli di tempo.
Stay tuned!

sabato 30 gennaio 2010

1000000 Ways to Configure

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Per una volta, mi trovo a dar ragione ad Aaron Seigo: codesto articolo non sta ne' in cielo ne' in terra.
L'autore di quest'ultimo mette in discussione i miglioramenti in termini di usabilita' del progetto KDE4, completa riscrittura e revisione del ben noto K Desktop Environment, usando come (infelice) argomentazione la decimazione delle proprieta' configurabili in gwenview, image viewer incluso appunto in tale ambiente. Credo che di per se' questo stringatissimo riassunto basti gia' a farsi una idea dell'inconsistenza della posizione assunta, secondo cui per induzione un software "usabile" e' quello che mette l'utente in condizione di rifinire ogni singolo comportamento dell'applicazione anche laddove tale comportamento sia del tutto secondario e minimale, anziche' fare quel che s'ha da fare e basta. Anche volendo condividere l'opinione generale in merito alla scarsa maneggevolezza ed intuitivita' di KDE4 (di cui recentemente ad esempio mi e' capitato di metter mano all'edizione dedicata ai netbooks: totalmente incomprensibile), comunque viene qui presentata nel peggiore dei modi ed assumendo quello che forse e' il meno rappresentativo dei casi.
Contrariamente a quanto asserito, gli sviluppatori di gwenview meriterebbero un premio per aver rimosso l'armageddon di pulsantini, opzioncine, caselline e iconcine che era il loro pannello di configurazione. E che, non dubito, sono stati via via aggiunti solo ed esclusivamente per la pigrizia del momento nell'individuare un comportamento realmente valido e delegando al disgraziato utilizzatore l'onere di prendere una decisione. Il fatto che l'applicazione ne risulti meno configurabile e personalizzabile, al limite dell'estremo (e della pazzia), e' del tutto irrilevante ai fini pratici: la fascia di utenti disposti a passare un pomeriggio a tarare manualmente la dimensione della cache, o mettersi col righello a scegliere l'esatta larghezza dello spazio vuoto tra una immagine e l'altra, e' infinitesimale o nulla rispetto alla quantita' di persone che desiderano avere un programma che gli permetta di navigare tra le proprie immagini senza patemi. Quei quattro power-user in croce che volevano essere in grado di selezionare ogni minimo dettaglio si sentono "frustrati" di queste nuove limitazioni? Ebbene: il loro sacrificio e' compensato dalla mancata frustrazione di tutti gli altri, la stragrande maggioranza, che facilmente si sarebbero persi in quel marasma di quisquillie gustosamente tecniche rinunciando a fare quello che volevano. E poi i suddetti quattro hanno pur sempre il codice sorgente a disposizione: con quello a disposizione, ed un compilatore, sono liberissimi di cambiare ancor piu' impostazioni di quante siano immaginabili all'interno di un pannello grafico.
Pertanto: un plauso al team gwenview e di tutti gli altri sotto-progetti KDE che hanno approfittato o stanno approfittando della migrazione da 3 a 4 per rimuovere quanti piu' orpelli e facezie possibili tra quelle che si sono accumulate col passare del tempo nelle loro creazioni, e che con buon senso hanno deciso di pensare piu' ai propri utenti che non all'assecondamento del proprio ego programmatorio.

venerdì 22 gennaio 2010

Stay Focus

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"Stay focus" e' una espressione spesso usata dal mio attuale project manager in Itsme. Mi piace, nella sua infinita semplicita' (e nella mia personale interpretazione) esprime bene la necessita' di mantenere l'attenzione entro un dato contesto e su determinati obiettivi. Proprio a me, che quasi continuamente zompo tra un blocco di codice e l'altro senza soluzione di continuita'...
La citazione mi e' tornata alla mente leggendo questo articolo, ennesima colonna da opinionista sul gossip nerd del momento, l'oramai imminente iSlate. Al di la' delle speculazioni dell'autore, che tendenzialmente posso anche approvare ma che in mancanza di un prodotto concreto da commentare risultano sterili chiacchere da bar, i primi paragrafi sono assai interessanti. Un po' per i contenuti, un po' per gli stimoli: in essi viene menzionata la figura di Jef Raskin, mia inesauribile fonte di ispirazione diretta ed indiretta, e la sua posizione radicale nei confronti dell'usabilita' degli apparati tecnologici.
Consiglio la lettura del pezzo ma non commento qui nel dettaglio ne' la prima ne' la seconda parte: basti sapere che rileggere tali spunti e tali prospettive e' stato sufficiente per riportarmi alla mente i sopiti ma mai defunti propositi di applicarmi in prima persona, nel mio piccolo, per rendere piu' accessibili e a misura d'uomo gli strumenti offerti dal progresso.
Proprio ieri sera ho partecipato ad una riunioncina con gli altri personaggi coinvolti nel progetto GASdotto, per fare il punto dopo la pausa imposta dalle vacanze natalizie. Pare che gli attuali utilizzatori, in tutto circa un centinaio, siano entusiasti della facilita' d'uso di questa applicazione, e sebbene ci sia ancora parecchio da fare sia in termini operativi che estetici ci siamo spinti a delineare le funzionalita' da includere nella prossima versione 2.0 . Alla luce degli istinti suscitati e risuscitati dalla summenzionata lettura, mi vengono i brividi alla schiena ripensando alla quantita' di pulsantini e opzioncine che tra una birra ed un po' di vino sono stati idealmente introdotti per azioni tutto sommato minime ed oziose, che potrebbero forse risultare comode per chi oramai avvezzo all'impianto ma risulterebbero totalmente incomprensibili a chi si avvicina per la prima volta o anche ad un utente gia' preparato che (ovviamente) non si trova dinnanzi a queste schermate tutti i giorni e legittimamente puo' scordarsi il significato di un determinato quadratino colorato sul monitor. Nei prossimi mesi dovro' studiare qualche soluzione per automatizzare l'automatizzabile, celare il celabile, e svelare alla vista qualcosa solo quanto realmente necessario ed indispensabile. Onde evitare il classico "effetto acccumulo" per cui quasi inevitabilmente ogni nuova versione di qualsiasi software stratifica qualche orpello, qualche ammenicolo, qualche cineseria in piu' rendendo il tutto a lungo andare una accozzaglia indefinita e pesante, sia da vedere che da usare.
Lo stesso vale per ogni altro progetto attualmente in corso, che come al solito sono tanti - e anche troppi -: ad esempio negli ultimi giorni ho giocato un pochino con jQuery con la mira di metter su una sorta di servizio web, e non nego di essermi fatto prendere la mano dalla semplicita' con cui e' possibile aggiungere effetti ed animazioni estremamente cool ma dalla assai scarsa utilita'. Tale genere di garbugli possono sedurre l'occhio la prima volta, la seconda, alla terza diventano una perdita di tempo ed un carico in piu' per il processore.
Insomma: mi rendo conto di aver ultimamente un po' lasciato da parte lo scopo globale, il "focus" appunto, e di essermi fatto coinvolgere un po' dalla immediatezza e dalla spettacolarita' degli strumenti programmatori oggi a disposizione ed un po' dalla necessita' di far le cose magari non proprio sempre in modo ponderato - e di conseguenza male. Dovro' fare un esame di coscienza e stare piu' accorto, rinunciare a qualche evoluzione ed immolarmi maggiormente alla linearita', tenendo sempre ben presente cosa c'e' da fare nel suo insieme.
Stay focus. Always.

domenica 3 gennaio 2010

127.0.0.1 sweet 127.0.0.1

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Chiunque abbia mai provato a scrivere anche il piu' semplice programmino in C che faccia uso di socket ha una vaga idea di quanto l'API BSD sia delirante: ci sono quintalate di funzioni destinate ai vari scopi, talvolta sembra ce ne sia pure piu' di una per far la stessa cosa, ed i parametri sono passati per mezzo di struct brutalmente castate l'una con l'altra e di cui sconsiglio l'analisi nei relativi header files.
Finche' si fanno cose semplici (apri la connessione TCP, manda il pacchetto UDP e cose cosi') per fortuna esistono fior di tutorial sparsi sull'Internet. Se si vuol fare qualcosa di un pochino piu' complesso (tipo: parlare con uno STUN server) spesso la documentazione non basta e gia' si deve iniziare a cercare con Google Codesearch o all'interno del codice di programmi che a priori si sa fanno quel che serve. Se poi si aspira a realizzare qualcosa che ancora non e' stato fatto da nessuno, e dunque mancano gli esempi da cui prendere ispirazione, la situazione diventa tragica.
Nel mio caso specifico sto realizzando una implementazione di client PubSubHub da includere in libgrss, libreria GObject per la manipolazione dei feeds di cui probabilmente parlero' su questo blog in futuro e destinata a colmare un vuoto ad oggi inammissibile, per ricevere attivamente le notifiche di nuovi contenuti esposti sull'Internet anziche' "pollare" i relativi files RSS o Atom che siano. I maggiori grattacapi attuali derivano dalla necessita' di scavalcare un eventuale NAT che si trovi dinnanzi al client, possibilita' tutt'altro che remota nel caso di una connessione domestica dotata di un modem ed un router che distribuisce connettivita' al resto della casa, affinche' il server remoto possa pushare le notifiche. Per ora mi accontento di configurare il detto router per forwardare le trasmissioni entranti su una certa porta direttamente sul PC bersaglio (o meglio: faccio fare al mio collega Netvandal questi test, giacche' ci si mette pure Vodafone a troncarmi le connessioni entranti, ma e' un'altro discorso), ma per quanto sia una soluzione di ripiego comunque comporta infiniti problemi.
Non esiste un modo pulito per recuperare il proprio IP NATtato, non esiste una syscall che dato un indirizzo sappia dire se e' pubblico sull'Internet o meno, non esiste una syscall che dica quale delle interfacce di rete routa verso la Rete, insomma si fa tutto per intuizione e contando nella buona sorte. Qualcosina son riuscito a recuperare in GNet, libreria Glib dedicata appunto all'astrazione delle operazioni di rete recentemente deprecata in favore di GIO (che pero' e' ancora abbastanza bacato per le operazioni su HTTP), ma sempre si va a tentoni.
Insomma: ogni 3 per 2 si parla di integrazione col desktop con la Rete (e sia ben chiaro che la soluzione alternativa del cloud computing "puro", con tutti i dati online, semplicemente non funziona: oggi mi son trovato gubb.net assediato dai cybersquatter e mi sono perso mesi di appunti ed idee, e questo fa il paio con Ma.gnolia auto-distruttosi a causa di una politica di backup farlocco), ma alle parole non conseguono i fatti, e non esistono strumenti che permettano di costruire tools senza impazzire appresso a documentazione forfettaria o codice da copiare ed incollare tenendo le dita incrociate.
E' dura la vita del programmatore...